Penso sia sempre difficile trovare le parole giuste per descrivere una route di cammino come quella fatta dal 12 al 19 agosto in Slovenia: ho fatto fatica a descriverla ai miei appena sceso dal treno, non oso immaginare farlo per qualcuno che mi debba leggere, ma ci proverò.
Sicuramente iniziare con un hike a Gorizia il primo giorno (per chi non mastica bene il linguaggio scout un《hike》 è un’uscita, della durata solitamente di una notte, in cui uno o più rover vengono “affidati” alla Provvidenza) ci ha dato la giusta carica per affrontare i primi tre giorni, nei quali il cammino non è stato dei più facili. Dopo un primo dislivello di 800 metri il secondo giorno (non infattibili, certo, ma non ci aspettavamo un inizio così duro), partendo da Tolmino, la vetta del Krn – Monte Nero (2200 m.) è stata raggiunta in “sole” 8 ore di cammino dopo aver oltrepassato altri 5 monti; è stata la tappa più sfiancante che io abbia mai fatto nelle 3 route a cui ho partecipato, ma è stata un’emozione unica riuscire a scorgere un piccolissimo lembo di Adriatico che si staglia sulla linea dell’orizzonte. Solo a quel punto ripensi alla fatica che hai fatto lungo la strada e pensi che ne sia valsa la pena fino all’ultima goccia di sudore. Il quarto giorno, mentre stavamo percorrendo verticalmente verso il basso tutti i 2200 metri di dislivello, sorge spontanea una domanda: la fatica più grande si prova in discesa o in salita? Rispondono i nostri piedi e le nostre ginocchia per noi: in discesa.
Ora però un po’ di relax: tralasciando i dettagli della sera prima (campeggio trovato a Livek, frazione di Caporetto, dopo altre due ore di cammino e in realtà rivelatosi un campo e basta) il quinto giorno ci dedichiamo al rafting (fare il bagno nell’Isonzo è un’esperienza unica) e raggiungiamo Caporetto, che abbiamo visitato il giorno seguente. È quasi spaesante, nel visitare il museo della guerra della città e il sacrario, vedere come di fronte ad un unico, tragico destino di distruzione non esistano differenze tra gli uomini, siano essi di uno schieramento o di un altro. Ancora una volta, dopo un altro bagno nel fiume, ci ritroviamo a coppie per sperimentare sulla nostra pelle la “correzione fraterna” e in men che non si dica raggiungiamo la meta della nostra sesta tappa.
Decidiamo infine di chiudere il nostro “anello” il giorno seguente raggiungendo Tolmino e concludendo così la parte di cammino della nostra route. L’ultimo giorno di solito viene caratterizzato dai fiumi di lacrime che vengono versati perché un rover o una scolta prende la partenza, il che significa che lascia il clan per entrare nella Comunità Capi: è un momento sempre molto toccante perché è lì che la comunità – clan si stringe veramente attorno ad una persona. Come ho detto all’inizio, è sempre difficile trovare parole per descrivere una route, specie quando è ben riuscita come questa. Riesco solo a riassumerla in tre parole: fatica, gioia, comunità.
Clan Riolo Terme 1
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