Lo scout cammina, si sa.
“Beh, non sempre, spesso gioca, balla e canta canzoncine…”
No, lo scout cammina SEMPRE. Non sempre cammina con i piedi, ma tutte le sue attività sono tappe di un lungo percorso da bambino a uomo.
Lo scout chiama tutto ciò “fare strada”: andare fuori, oltre al giardino delle proprie abitudini, incontro al mondo, per farne un luogo migliore ogni giorno. Questo è “fare strada”.
Ma ogni scout sa che per andare lontano prima di partire è necessario fare il punto della strada.
E’ un momento fondamentale in un percorso: è il momento in cui in cui ci si ferma, si riprende fiato dalla lunga camminata trascorsa, si beve qualche sorso d’acqua e si inizia a scrutare l’orizzonte, cartina alla mano, per individuare i prossimi passaggi del cammino.
I capi Agesci della Zona di Imola hanno avuto modo di fare sabato 16 e domenica 17 settembre, un buon punto della strada tra tutti i gruppi di Imola.
In più in questo momento hanno avuto modo di incontrare Johnny Dotti, un altro pellegrino che come loro è sullo stesso percorso. Assieme a lui hanno cercato di interpretare la cartina e gli orizzonti dei prossimi anni per riprendere il cammino più decisi di prima.
Johnny per prima cosa indica due punti di riferimento per orientarsi, due modi di camminare:
“Primo: benedire e non maledire. Questa è la differenza tra un uomo di fede e un ateo. Oggi la tendenza è maledire. Invece l’atteggiamento della benedizione è buono. Non ha fretta della risposta, cerca soluzioni, cerca l’altro.
Secondo atteggiamento: accettare la propria condizione di debolezza come una grazia. San Paolo stesso diceva: ‘E’ quando sono debole che sono forte’. La fragilità è colma di fertilità: è solo facendo esperienze delle fragilità che in noi nasce un seme di grazia.”
Poi Johnny sottolinea quattro pericoli che si stanno accalcando lungo il percorso e con cui sicuramente i capi scout dovranno avere a che fare:
“Mi dispiace cari capi, ma che lo vogliate o no vivete in una società capitalistica, che vi lascia in 4 eredità da gestire.
La prima: tra il 2025 e il 2040 sarà la prima volta nella storia in cui la società è estremamente vecchia. A breve gli over 65 saranno più che gli under 25. Ma come sta in piedi una società di anziani? Chi si curerà di loro? Dove risiede la speranza in una società anziana? Cerchiamo una via benedicente…voi capi insegnate ai vostri ragazzi a vivere in questo tipo di società? Per esempio facendo attività assieme agli anziani, aiutandoli, ascoltandoli…”
“Secondo: le società del sud del mondo sono in forte espansione economica e demografica…è un dato di fatto: incontreremo sempre più il fenomeno dell’immigrazione. Voi capi state educando i vostri ragazzi all’incontro? Ma non in maniera folcloristica, ma profonda…ognuno di loro porta una storia, una terra, dei cari, spesso un intero villaggio. Nella bibbia è scritto che Sara rimane incinta dopo avere ospitato 3 stranieri. L’ospite feconda lo spirito dalla sterilità!”
“Terzo: ci stiamo immergendo in uno stato tecnocratico totalizzante: tutto è mediato dalla tecnica. Riusciamo ancora a avere relazioni senza intermediari tecnologici? Nell’educazione, per esempio con gli adolescenti, la situazione è durissima. Cosa significa emancipare i propri figli all’utilizzo della tecnologia? Riusciamo a educare i ragazzi a vedere la tecnologia sempre come uno strumento e non come un fine? Comprendete che è la relazione con gli altri che ti identifica come individuo, che forgia te stesso nella tua crescita. Ma quindi come possono i vostri ragazzi crescere e identificarsi se hanno relazione sempre mediate? Hanno diritto anche loro a incontri autentici come tutte le generazioni che li hanno preceduti.”
“Quarto: Faremo sempre più i conti con i limiti del cosmo. Le risorse non sono limitate, e ce ne stiamo accorgendo, per non parlare del clima…”
Poi Johnny indica un percorso che ha intravisto. E’ difficile e richiede molta dedizione, ma vale la pena continuare.
“La sfida dei prossimi anni ad ogni livello sociale è insegnare ai giovani ad essere il TU di qualcuno e non l’IO di qualcuno. Questo è fondamentale, non dimenticatelo: il TU di qualcuno. Il consumismo ci instilla poco alla volta questa piaga dell’IO, i matrimoni stessi saltano se cerchiamo di essere l’IO di qualcuno. Voi cercate di essere il TU di qualcuno”
E ancora:
“Non cercate i frutti del vostro lavoro: questa società ci soffoca nella ricerca del risultato ad ogni costo. Il frutto di quello che fate non lo vedrete mai: forse lo vedranno i vostri ragazzi o i vostri figli, o è più probabile i vostri nipoti. Ma è meglio così.
Ultima cosa: tutto ciò che vi ho detto potete affrontarlo solo con la preghiera. Infondo la religione deriva da religo: letteralmente ciò che mi lega alla realtà.
Faccio il tifo per voi ma non smettete mai di camminare. Su, ora, come dite voi: CANTA e CAMMINA!”
Gli scarponi vengono stretti e gli spallacci degli zaini regolati. I gruppi scout della zona di Imola partono cadenzando i passi lungo un nuovo cammino.
Federico Frontali
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