Si è svolta tra Castagneto Carducci, Volterra e Cecina la bottega “restiamo umani” rivolta ai passi di competenza e responsabilità per i clan scolte e rover dei regionali e non.
Restiamo Umani è una sfida a cui ognuno di noi è chiamato a rispondere. Sul filo rosso della “Fratelli tutti”, sostenuti dalla guida attenta di don Paolo Ferrini (cappellano del carcere di Volterra), abbiamo chiesto ai ragazzi di porsi davanti ad una semplice ma forte domanda:<<sono forse io il custode di mio fratello?>>.
Da qui l’entrata in carcere, con l’incontro prima con le guardie e poi coi carcerati. Il tutto in maniera giocata e mai frontale, cercando di cogliere con quale umanità si svolge il lavoro di guardia e quale umanità va rigenerata in un uomo condannato all’ergastolo, restando fermi sul valore dell’umanità. Prima dell’entrata in carcere, la domanda che passava nella testa dei ragazzi era:<<chi è qui recluso, chissà cosa avrà commesso?>>. All’uscita dopo gli incontri la domanda è stata:<<chi è quest’uomo, qual è la sua storia?>>.
La bottega è proseguita affrontando il tema dell’immigrazione, utilizzando un gioco notturno che calava i ragazzi in un gioco di ruoli. Il gioco, tratto da storie vere costringeva rover e scolte a fare delle scelte, dalle quali potevano trovare una nuova condizione umana o tragicamente la morte. Per noi solo un gioco, per i veri protagonisti una disumana realtà.
Abbiamo concluso l’incontro con Ibrahima, prima immigrato e poi carcerato adesso un uomo con sogni e progetti… e a noi capi, rover e scolte che abbiamo vissuto quest’esperienza il compito di non dimenticarsi mai che per “Restare Umani dobbiamo essere Custodi dei nostri Fratelli”.
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