Il tempo dell’essenziale
La Quaresima è il tempo favorevole per ritornare all’essenziale!
E l’essenziale non è un concetto astratto, è una realtà di cui fare esperienza. L’essenziale è la realtà più vera di noi stessi, la realtà più vera degli altri, la realtà più vera del Signore: in sintesi è l’esperienza più vera dell’Amore, Amore come Dono di sé fino alla fine.
Si comincia con il lasciarsi spogliare da tutto ciò che essenziale non è e che ci appesantisce. Lo si fa lasciandosi condurre nel deserto, dove si può ascoltare chiaramente la Parola di verità su noi stessi, sulla vita, sull’Amore che è Lui. Permettendogli di ravvivare il fuoco dello Spirito Santo che abita nascosto tra le ceneri della nostra fragile umanità. Ritornare all’essenziale.
Ecco il dono della Quaresima, tempo favorevole, tempo opportuno, tempo da cogliere come un grande dono! E comincia con un po’ di cenere. Poiché ritornare a Lui, significa ri-tornare a essere polvere che ha bisogno del suo soffio per vivere. Lasciare che quel soffio riduca in cenere le presunzioni e la sufficienza del nostro ego. Soltanto il Signore è Dio e noi siamo opera delle sue mani. Questa è la nostra verità. Egli, infatti, «plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita» (Gen 2,7): esistiamo, cioè, perché Lui ha soffiato il respiro della vita in noi.
«Lasciatevi riconciliare»! Così ci esorta san Paolo, quasi a dire che non è anzitutto opera nostra e che da soli non riusciamo a tornare all’essenziale. È un dono che va accolto con semplicità e umiltà, arrendendosi e non pretendendolo o prendendolo con prepotenza.
C’è però un secondo passo: la Quaresima ci invita anche a ritornare ai fratelli. Infatti, se ritorniamo alla verità di ciò che siamo e ci rendiamo conto che il nostro io non basta a se stesso, allora scopriamo di esistere solo grazie alle relazioni: quella originaria con il Signore e quelle vitali con gli altri.
Per usare un’espressione sintetica di don Tonino Bello, potremmo dire che la Quaresima è un percorso che vuole coinvolgerci «dalla testa ai piedi»: «cenere in testa e acqua sui piedi. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala».
L’essenziale della vita è donarla. E affinché il dono sia veramente totale, bisogna attraversare la morte, come Gesù! Egli ha dato alla morte un senso: è diventato il momento della più alta manifestazione dell’Amore. Quando si ama veramente si è disposti a rinunciare a sé stessi per far vivere l’altro. Ecco la Pasqua: passaggio dall’io/ego al tu, dalla vita per sé alla vita per l’altro, per il mondo. Tuttavia l’Amore, su questa terra, ha sempre l’aspetto del fallimento, della sconfitta: chi ama si consuma, viene sconfitto, viene deriso, rifiutato e respinto. A questo “essenziale”, “incomprensibile e illogico”, bisogna prepararsi.
Come fare? Gesù l’ha detto, è chiaro: la preghiera, il digiuno e la carità. E non si tratta di riti esteriori, ma di gesti che devono esprimere un rinnovamento interiore. Troppe volte, invece, i nostri gesti e riti non toccano la vita, non fanno verità; magari li compiamo solo per auto gratificarci, per prenderci il merito. Il digiuno non serve a niente se non sfocia nel dono per l’altro (Isaia 58). Tutti i sensi devono digiunare, poiché i sensi cercano solo ciò che piace all’io, mentre lo scopo essenziale è l’amore/dono per l’altro. Se rinuncio, lo faccio per amore; se soffro, lo accetto per amore di qualcuno, altrimenti non ha senso. Ecco che l’Amore smette di essere un astratto ideale romantico e assume una dimensione profondamente pasquale, di morte/risurrezione.
Solo quando saremo sfiniti, alla fine, sperimenteremo che l’Amore è la risurrezione: l’Amore non finisce distruggendosi nel dono, ma nel vedere risorti coloro a cui ci si è donato. Per questo Gesù si è donato: affinché l’essere umano risuscitasse.
La Quaresima, allora, è quel tempo che ritorna ogni anno affinché impariamo che non si può amare se non “morendo”. Quando Francesco d’Assisi bacia il lebbroso, capisce che è finito l’ideale romantico: se vuole amare, morirà… chi non ama non ha vita in sé e non produce frutto; chi ama muore, si perde, come il chicco di grano, affinché ci sia il germoglio della vita risorta, che non muore più. Ecco l’essenziale!
Don Massimiliano – Assistente Ecclesiastico di zona
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