Il digiuno è qualcosa che abbiamo sperimentato tutti: un’analisi, una dieta, una gavetta che si
rovescia…
ma di per sé, di che si tratta?
Di base per digiuno si intende il privarsi volontariamente di cibo: quelli preferiti o in toto.
Chiariamo subito che quello proposto non è quello totale o pane o acqua, quindi saltare o fare
leggero un pasto. Ma a che serve? Certamente c’entra la fame, che però non è un valore, piuttosto è
uno strumento che serve a sentire la “presenza di un vuoto”. Quando si ha fame ci sono momenti
più acuti, che durano non molto tempo, mentre il grosso del tempo si sente questa spia accesa, un
allarme che non si spegne. Questo segnale è, allo stesso tempo, bisogno e attesa.
Quindi, riassumendo, il digiuno produce 3 effetti: rientrare in sé stessi , imparare a sentire un bisogno e
aprirsi ad un’ attesa . Noi ci potremmo chiedere: e che, ho bisogno di rientrare in me stesso? Ci abito, in me stesso! Magari.
Il salmo dice: l’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono (Sal 48,13).
noi siamo sazi di cibo, di idee, di parole, di progetti, per noi scout anche di incontri…
Si può capire il digiuno in vari modi: vicinanza ai nostri fratelli che ora hanno fame, giustizia
sociale (io non mangio e il mio cibo lo do direttamente o indirettamente ai poveri), ascesi (imparo a
forgiare la mia volontà e a non seguire immediatamente le mie pulsioni più o meno ordinate),
espiazione.
Questi 4 modi di capire il digiuno non sono sbagliati e hanno dentro una verità profonda, eppure sono solo dei corollari, perché il focus non è sulla privazione ma imparare a sentire la fame. Sì, proprio la fame è lo strumento: si passa dal sentire la fame fisica allo scoprire la fame interiore. La fame ha la caratteristica di essere una presenza costante, quasi una compagnia (ovviamente non desiderata); noi facciamo il digi uno perché è lo strumento che ad ogni morso della fame ci fa guardare al Signore che ci sta vicino. Questo è lo schema, riguardiamo come ce lo ha consegnato Gesù: “16 E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17 Tu invece, quando digiuni, profumati la
testa e lavati il volto, 18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. ricompenserà.” Mt 6,16 18.
Ovviamente qui il centro è il rapporto col Padre che vede nel segreto: questo segreto è la nostra coscienza, il lato più intimo dentro di noi, quello che Dio abita e che invece spesso noi disertiamo, di vertiti da tante cose, spostati, decentrati. Al contrario il digiuno mi ricentra perché mi fa sentire la fame vera e, allo stesso tempo, mi indica il cibo vero: Gesù Parola viva, Pane vivo, amico che non abbandona. Allora si capisce perché Gesù inizierà la sua missione con un digiuno di 40 giorni perché ha bisogno di guardarsi dentro e di fare il pieno della presenza del Padre: da qui si capisce perché alla tentazione di sfamarsi da solo risponde con “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”, perché è esattamente quello che sta facendo da 40 giorni.
Solo se siamo sazi veramente, saziati da quell’amore che ci riempie, dall’Unico che ci capisce e perdona e
dà vita, possiamo avere un rapporto libero con ciò che sazia, sia esso cibo o altro. Senza questa sazietà saremo famelici, voraci di cibo, ma non solo. Cosa mi sazia? Il cibo, ve lo dice chi adesso sta facendo la dieta, ovviamente…
ma se vi dicessi, ad esempio, quel continuo bisogno di essere connessi, di informazioni, di stare sul pezzo, di scrollare, per noi capi di riunioni?
Sì, si possono fare varie forme di digiuno: anche dal cellulare (ditelo ad un repartino), da
computer/tv, da quello che abusivamente ci riempie e ci ingolfa.
Per questo il digiuno lo possiamo capire come un viaggio:
“6 Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio.
7 Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente,
anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni.
8 Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion.” Sal 83,6 8
Don Marco RM 422
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