Articolo a cura di Barbara Rotella
C’è un ricordo nella vita di ogni scout, che si fa strada tra i sentieri più assolati ogni volta che si pensa a quel momento magico in cui si è innamorati dello scoutismo. Per qualcuno sarà il ricordo di un gioco fatto con i vecchi lupi, per qualcun altro un tramonto ad un campo di reparto, per qualcun altro ancora l’emozione di una mano tesa, durante un momento di servizio in clan.
Affianco a quell’episodio, sovrapposto a quelle immagini ben chiare nella mente, compare un colore, una trama, quasi come fosse un motivetto di sottofondo, un comune denominatore a tutte le esperienze, a tutti i ricordi a tutte le emozioni vissute. Per alcuni appena cucito e ben stirato, per altri scolorito e pieno di spille, per altri ancora con la punta bruciacchiata, un simbolo tanto personale quanto unificatrice quasi come fosse l’esplosione della personalità nell’ordine dell’uniforme: il nostro fazzolettone.
Che sia un lupetto del nostro branco Waingunga o un esploratore del nostro Reparto Mario Mazza o un rover del nostro clan Gabbiano Jonathan, “Blu come il mare in tempesta”, sono le parole ripetute al momento in cui si riceve il fazzolettone. In quel momento magari è difficile saperlo, ma è come se quel blu diventasse parte integrante di se stessi, sentendosi allo stesso modo parte di una grande famiglia.
Bari, una città di mare, che vede nel suo primo gruppo il simboleggiare del mare in tempesta, del blu che colora a tinte forti il nostro mare quando c’è maestrale, quando quel vento da nord porta via il brutto tempo dalla città, quasi come ci sentissimo accarezzati da quella frescura che ci fa tanto sentire a casa. Questo ci rimane impresso del nostro fazzolettone, questo ci fa amare tanto quel blu, immaginando tutti coloro che nel tempo hanno portato attorno al collo quella energia di quel mare in tempesta che ha dato ancor più sapore a tutti i nostri ricordi più belli.
Ma come accadde il render blu proprio il nostro fazzolettone? Grazie a quale tinta fu scelto nel lontano 1944? I più veterani raccontano una leggenda che concretizza quel mare in tempesta, che in realtà fa da sfondo proprio alle prime vicende del nostro gruppo in quegli anni.
Quando ancora eravamo parte della chiesa San Giuseppe come Riparto Pierin del Piano, si racconta che i soldati dell’Areonautica militare inglese, che a quel tempo alloggiavano allacaserma nelle vicinanze, videro proprio quegli esploratori che si davano da fare, e vedendo la loro laboriosità e ingegno, decisero di donargli parte del loro equipaggiamento dismesso, gran parte del quale era proprio di quel colore acceso: blu come il mare in tempesta.
Quest’anno il nostro mare in tempesta compie 80 anni, e ci emozioniamo tutti a pensare quante avventure sono passate e quante vite sono cambiate grazie a quel blu. Non ci resta che esser grati a quei soldati dell’Aeronautica per aver donato quegli equipaggiamenti, per aver incoraggiato quegli esploratori, perché forse oggi senza di loro non saremmo qui.
E a voi, qual è il colore che vi ha cambiato la vita?
No Replies to "Blu come il mare in tempesta... Da 80 anni, il Bari 1"