Articolo a cura di Dario Amoroso d’Aragona.
47 minuti.
47 minuti è stato il tempo necessario per leggere i nomi di tute le vittime innocenti di mafia.
Un tempo lento. Un tempo in cui sono stati pronunciati 1081 nomi.
Nomi che la collettività tutta, il 20 marzo alle 17.00 nella chiesa di San Luca, si è avvicendata a leggere ad alta voce.
Tutti i presenti, uno alla volta hanno letto qualcuno di quei nomi. Perché il carico è di tutti, di tutti noi. La lotta alle mafie non è in mano solo alle istituzioni. Siamo noi che dobbiamo non voltarci dall’altra parte, siamo noi che abbiamo il dovere di costruire spazi di legalità nei nostri territori e nel nostro tempo.
Don Luigi Ciotti ci ricorda che “i ragazzi ci sono quando trovano punti di riferimenti veri e credibili, hanno bisogno di un mondo adulto che ci crede, che testimonia e che li ascolta. [..] Noi dobbiamo essere dei cittadini che lo testimoniano,ci vuole più impegno, ognuno deve fare la propria parte e lo chiediamo alla politica ma anche ai cittadini, dobbiamo essere responsabili, i cambiamenti che noi chiediamo hanno bisogno del contributo di ognuno di noi”.
La stessa cosa ha voluto testimoniare ieri in quella chiesa Lella Fazio, la madre della vittima innocente di mafia Michele Fazio: “non lo dobbiamo mai dire che non sono fatti nostri, perché quella sera erano fatti nostri. [quando vedo i bambini giocare a spararsi per strada, giocare a fare i gangster,] io non mi arrabbio con loro, mi arrabbio con le loro mamme. Io condanno mamma mafiosa. Mamme collaborate. Io ho imparato ad alzare la testa, a camminare a testa alta, a smettere di far finta di non sapere, di non voler vedere.”
Ed ecco che l’educazione si manifesta come uno dei perni fondamentali di questa lotta.
E in questa occasione un pochino lo abbiamo testimoniato. Lo abbiamo testimoniato quando due fazzolettoni gialli, rossi e neri sono comparsi sull’altare a pronunciare quei nomi.
Due guide che erano li, nella loro semplicità hanno testimoniato il nostro operato. L’operato della nostra associazione, l’operato di noi educatori. La scelta Politica che noi come Capi siamo chiamati a fare, che tutti noi abbiamo fatto e che dobbiamo coltivare, per essere testimoni, testimoni veri e credibili.
Una testimonianza, quella di mercoledì, avvenuta in una Chiesa. Non era una celebrazione. Non era un momento religioso. Eravamo ospiti in una casa, nella casa del Signore. Una casa che non discrimina, che accoglie tutti, che non mira ad appropriarsi di una lotta e di precisi valori, ma che permette di fare comunione, comunione tra tutti, comunione di intenti, di valori e di pensiero. Una casa che permette di creare quel Noi di cui abbiamo estremamente bisogno. Ed ecco che anche qui Lui si rivela, nella sua semplicità, nella sua quotidianità.
Ed è davanti a Lui che Lella ha ricordato che dobbiamo cercare “giustizia e non vendetta”. Davanti a Lui ha raccontato la sua storia di perdono, il perdono per chi le ha ammazzato il figlio. Davanti a Lui ha pronunciato i nomi di mafiosi e criminali che abitano le nostre strade.
Li ha pronunciati, davanti a Lui, in quella Casa, perché commemorare gli innocenti è importante, ma pronunciare i nomi impronunciabili, perché possano convertirsi, è Pace.
Fonti:
Foto:
Squadriglia del Bari 8 a Roma in uscita di Squadriglia alla Marcia contro le Mafie promossa da Libera il 21/03/2024.
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