Articolo a cura di Dario Amoroso d’Aragona.
Più di 200 capi si sono collegati Lunedi 11 Marzo alle 21.00 per confrontarsi sulla Scelta, il primo dei tre appuntamenti formativi organizzati dalla Regione Piemonte.Un percorso che ha visto in prima linea Valeria Leone.
Una chiacchierata che ha posto l’accento su come l’educare alla scelta passi dalle piccole cose, qualche volta banali.
Banali non perché di poca importanza, banali perché scontate, perché passano inosservate, banali come chiedere ai lupetti cosa gli piacerebbe che ci fosse di sano nel menu delle vacanze di branco, banali come far scegliere ad un rover il luogo che vuole significare con la sua partenza.
Siamo abituati a chiedere, è una cosa che sappiamo fare bene, ma chiediamo ciò che da sempre siamo abituati a chiedere. È un ask-the-boy un po’ meccanico.
Chiediamo ai nostri esploratori e guide i loro sogni, chiediamo al lupetto che specialità vuole prendere, chiediamo alla scolta dove gli piacerebbe fare servizio. Quante sono invece le cose che non chiediamo? Quante sono le opportunità di scelta di cui inconsapevolmente priviamo i nostri ragazzi? Cosa non chiediamo che invece potremmo chiedere?
Delle domande ci spaventano le risposte. Perché’ potrebbero scompigliare tutto.
Potrebbero mandare all’aria il grande gioco, la catechesi, l’uscita.
Ma sono le domande, quelle giuste, le domande che richiedono tempo per essere poste che permettono di capire un po’ di più, di individuare meglio la meta.
Una nostra domanda giusta aiuta più di una nostra risposta giusta.
Domandare è dare la possibilità di scegliere e dare la possibilità di scegliere è aiutare a crescere.
Ma scegliere non significa blindarsi, rimanere incastrati, non poter tornare indietro.
Ci sono tanti modi di scegliere.
Scegliere di stravolgere tutto, di stravolgere le scelte fatte, è una scelta.
Decidere di stravolgere la catechesi, il tema della giornata preparato con cura dopo ore di confronto e discussione a staff, perché’ non si è testimoniata nell’esperienza della giornata, nello scazzo tra Sara e Giacomo, nella fatica di Simona a fare la strada, nelle liti della squadriglia Tigri è una scelta possibile.
Una scelta che ci rimette in discussione, una scelta che porta a rivedere la catechesi partendo delle esperienze che abbiamo vissuto, cercando sul momento dei riferimenti nella Parola delle esperienze vere appena vissute.
È una scelta che mette al primo piano l’esperienza vera di Cristo.
È una scelta che fa della ricerca del Signore nella nostra giornata il punto chiave.
E ‘una scelta che parte da ciò che nel profondo ci ha segnato della giornata appena trascorsa.
È la scelta che Emmaus ci chiede di fare, è la scelta che vede la rilettura della nostra esperienza alla luce degli insegnamenti del Vangelo.
Educare a scegliere è un punto cardine. Forse Il punto cardine.
Fin qua ci ha portato questa serata di formazione.
Un momento che porta spunti interessanti in un momento in cui i nostri ragazzi hanno difficolta a saper scegliere. Hanno difficolta a scegliere l’università, hanno difficoltà a scegliere su cosa investire finendo così per investire in tutto ciò che in questo momento è ritenuto indispensabile e necessario, tra palestra, corso di lingua, conservatorio.
Hanno difficolta a capire che uomini e donne della partenza vogliono diventare.
A costruire una narrazione di sé in cui sentirsi centrati, comodi, in cui sentirsi realmente loro.
E non dovremmo forse noi fermarci e capire come poterli aiutare a scegliere?
Rallentare noi il nostro respiro, aiutandoli a rallentare il loro, per guardare tutto da una lente lenta, perche’ possano scegliere con un passo diverso come vivere il loro tempo ed abitare i loro luoghi?
Ci sono molti modi per scegliere. C’è uno scegliere che assomiglia all’acquisto di un prodotto fra una molteplicità di merci messe in esposizione; c’è uno scegliere che è orientarsi verso qualcosa di ipotetico, che non trova corrispondenza in qualcosa che c’è già; c’è uno scegliere mosso dal fatto che molti operano la stessa scelta e che a muoversi in modo diverso ci si sentirebbe esclusi; c’è uno scegliere che è sostanzialmente mettere in ordine cronologico tutte le possibilità: prima di sceglie una cosa, poi un’altra e così via; c’è uno scegliere che sceglie di non scegliere e di mantenere sempre aperta la possibilità di fare tutte le scelte; c’è uno scegliere perché non si può fare altrimenti; c’è uno scegliere garantendosi la possibilità di cambiare scelta. Il roverismo/scoltismo pensa la scelta come risposta a una chiamata. Tutto nella vita di un uomo, secondo il roverismo/scoltismo è un appello: il corpo, la natura, gli altri, i valori, l’ingiustizia, la povertà, Dio, la gioventù, la vecchiaia, la salute, la malattia… tutto un appello che attende una risposta libera. Il servizio, la strada, la fraternità sono un appello. E la risposta è libera. La chiamata, tuttavia, porta in sé la direzione autentica della risposta e contiene in sé l’idea di quale sia l’orientamento buono della risposta.
Davide Brasca, “Ora è il tempo”, Edizioni San Paolo
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