13 Maggio 2016
Capi | Primo piano

Padre Brasca ci dà i compiti

Discernere gli spiriti e proteggere i deboli, educare alla libertà, essere Chiesa in uscita, saper fare il punto sui temi etici.

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L’intervento di padre Davide Brasca

Assemblea di Zona, 15 novembre 2015

La Zona Milano è la Zona più grande d’Italia… darò qualche suggestione alla Zona, se può servire. Ho “recuperato alcune cose”, ma non sono “cose di recupero”. Quattro pensieri e qualche compito per Branche, Zona, comunità capi e capi.

1. Discernere gli spiriti e proteggere i deboli (compito per la Zona)

Percepiamo il nostro tempo come un tempo di crisi infinita in cui l’ethos, ovvero i comportamenti e l’agire, non sono più condivisi. E proprio per questo affatica.
Oramai da tanto consideriamo e percepiamo il nostro tempo come un tempo di crisi. Sociologi, filosofi e anche il Papa dicono che non è un’epoca di cambiamento ma un cambiamento di epoca. Si sente dire la crisi dell’Occidente, il tramonto dell’Occidente.. e questa crisi sembra non finire mai.. percepiamo che l’ethos non è condiviso, ovvero che alcune forme dell’agire, regole, comportamenti non sono più scontati, ovvi. Questa crisi la percepiamo come pesante, come una situazione che stanca, proprio perché sembrano non esserci più le cose che vanno da sé, l’agire condiviso, appunto.
In questo cambio di epoca ci stiamo liberando del superfluo o stiamo perdendo l’essenziale? È una domanda di monsignor Sequeri, che vi lascio, ogni comunità capi rifletta. Nella nostra epoca persistono alcuni miti, come la grande illusione collettiva degli anni Sessanta. Ma ricordiamoci che non sono profetici i movimenti, le associazioni: i profeti sono persone che pagano, di persona.
In questo tempo difficile, siamo chiamati a fare due cose: discernere gli spiriti e proteggere i deboli. Discernere e potersi incontrare fra persone che vivono la stessa esperienza e interrogarsi su cosa si può fare: non è tempo perso. Stiamo capendo cosa sta succedendo a Parigi (attentati terroristi di matrice islamica, 13 novembre 2015, n.d.r.)? Abbiamo bisogno di trovarci, questo non è tempo perso. Se le Zone servissero anche solo ad aiutarci a capire…

Proteggendo i deboli, dobbiamo sempre farlo, non sbagliamo mai. Nei nostri Gruppi facciamolo: non raccogliendo firme, ma agendo.

2. La libertà (compito per le Branche)

Discernete nella Branche cosa è la libertà. La libertà non è spontaneità, non è ognuno faccia quello che vuole, è un’esperienza che esige riflessività, esige di rallentare le reazioni, non è un riflesso condizionato. La libertà è ciò che decidi di fare di quello che ti capita. La libertà è una risposta alla chiamata, a ciò che succede. Uno dei più grandi spazi di libertà è chiedere perdono. Solo le donne e gli uomini liberi sanno dare e chiedere perdono. La libertà è legame, non scioglimento dei legami. Stiamo educando alla libertà? Dobbiamo indicare il bene agli altri.
Libertà è dare un appuntamento: vincolarsi ad esserci, per l’altro (senza bisogno di mandare sms «sto arrivando», perché ti ho dato la mia parola, ci sarò).
La libertà non è narcisismo dell’individuo. Il capo Clan non chiede agli R/S «cosa volete fare?», il capo pensa ai ragazzi, fa proposte. Un lupetto o una coccinella che chiede una preda ti sta dicendo che si fida di te e ti chiede quindi quale è il suo bene. Anche da adulti chiediamoci se sappiamo chiedere agli altri quale è il bene per noi.

3. Scoutismo come Chiesa in uscita (compito per le comunità capi)

Teniamo stretto il nesso fra scautismo e Vangelo! Facciamo sì che lo scautismo sia Chiesa in uscita, non uscita dalla Chiesa. Lavoriamo sul legame fra pratica scout e il Vangelo.
Stiamo dentro la Chiesa, con la Chiesa. E se ci sta stretta anche la chiesa di Papa Francesco chiediamoci, onestamente, se vogliamo essere discepoli del Signore.
Lavoriamo sull’appartenenza dei discepoli al Signore Gesù, anche con un po’ di orgoglio: di essere di Gesù se ne può andare orgogliosi!
Le nostre attività le facciamo per far incontrare Gesù ai ragazzi? B.-P. non ha mai salvato nessuno e non né aveva la pretesa, Gesù invece sì!
È più radicale essere scout o essere cristiani? Ai campi e in route facciamo in modo di sperimentare cosa è il Regno dei cieli. Il camminare non sia un vagare a caso, ma un tendere a una meta. Al campo estivo costruiamo il regno di Dio fra gli alberi! Famiglia felice, per i lupetti e le coccinelle, vuol dire proprio questo, tendere al Regno dei cieli.

4. Tema etico, come si può discernere? (compito per i capi)

Dobbiamo imparare a discernere, ma cosa significa discernere?

Sapere se qualche comportamento si discosta dal Vangelo di Gesù, dei suoi discepoli e della Chiesa. Ad esempio: comportamenti affettivi, sessualità ma anche ricchezza (noi e i poveri ci vestiamo allo stesso modo?). Bisogna avere percezione di sé.

Aiuta avere un riferimento, dei fratelli nella fede, un maestro: qualcuno che non sia un mio pari ma, proprio perché ha più o diversa esperienza, può aiutare.

A volte abbiamo il mito della comunità. Ma certe volte comunità è stare zitti, sorridendo, avendo la discrezione di stare lontano o stare vicino in altri modi, da fratelli (non verifiche di gruppo che assomigliano a processi). Esempio: consigli personali. Comunità non vuol dire stare sempre tutti insieme.

Quando si discerne bisogna avere l’umiltà di farci dire dagli altri ciò di cui abbiamo bisogno, anche se non sempre è gradevole.

I forti si facciano carico dei deboli. Significa intervenire nelle situazioni più difficili, facendosi carico dei casi (anche in comunità capi) più pesanti. La forza non è psicologica ma viene dalla preghiera.