50 giorni di #iorestoacasa per orientare le scelte del domani

La quarantena indicava originariamente il periodo di quaranta giorni di isolamento a cui erano sottoposti gli equipaggiamenti delle navi provenienti da zone colpite dalla peste nel XIV secolo. In Italia la quarantena per la gestione dell’emergenza legata alla pandemia Covid-19 è iniziata ufficialmente l’11 marzo scorso, quindi oggi sono esattamente 50 giorni vissuti con l’imperativo e slogan #iorestoacasa.

Nell’ironia di questo contraddittorio semantico di numeri ha trovato spazio la creatività umana per far sì che l’isolamento fisico non coincida con l’isolamento sociale. Come scout, e specificatamente come capi scout, gli sforzi in questo senso sono stati notevoli e, a nostro avviso, di qualità. Vorremmo potervi personalmente ringraziare per questo impegno e per la capacità di rimanere fedeli alla vostra chiamata al servizio anche in un momento in cui le preoccupazioni e le fatiche personali possono essere grandi, e mettersi in moto per trovare soluzioni originali e pertinenti è tutt’altro che scontato.

Attraverso il consiglio di zona e gli incontri virtuali di branca abbiamo raccolto e condiviso le diverse iniziative che le comunità capi e i singoli staff hanno messo in atto per rimanere in contatto con i fratellini e le sorelline, gli esploratori e le guide, i rover e le scolte e anche con le loro famiglie. Quanta ricchezza di proposte: le specialità a distanza, il racconto registrato, la proposta di un laboratorio, le sfide settimanali tra squadriglie, le video-riunioni, i padlet dei vari clan, gli stimoli per il cammino di fede e tanto altro. Quanta ricchezza di comunità, espressa nella capacità di stare in dialogo tra gruppi e arricchirsi delle idee degli altri ma sempre calandole e trasformandole sulla specificità dei nostri ragazzi. Ancora, quanta ricchezza di testimonianza, perché lo spirito e le azioni con cui abbiamo vissuto e stiamo vivendo queste settimane raccontano meglio di molte parole cosa significa “sorridere e cantare anche nelle difficoltà”, “saper inventare la strada”, “essere pronti” e tutta una serie di altre frasi della tradizione scout che a volte sottovalutiamo e diamo per scontate. Eppure si rivelano oggi così attuali e orientative del modo in cui guardiamo alla vita, anche quando ci sorprende con imprevisti ben più grandi di noi. Nel nostro carisma questa capacità di reagire può e deve parlare ai nostri ragazzi anche della nostra scelta cristiana: non scordiamo la preghiera in queste giornate, come dialogo sincero e affidamento delle nostre scelte, delle stanchezze, delle preoccupazioni, degli slanci e soprattutto dei nostri ragazzi. Nella nostra preghiera impariamo a chiedere al Signore quale speranza vuole che portiamo al mondo attraverso noi stessi con le giornate che riceviamo in dono.

Non solo in ambito educativo si è manifestata la nostra fedeltà al servizio. Grazie alla disponibilità di tanti capi abbiamo potuto collaborare con la protezione civile locale e i comuni della nostra Zona per non cedere all’isolamento sociale anche come impegno verso la cittadinanza. Tutti sapete che siamo stati coinvolti in diversi servizi di assistenza alla popolazione: la spesa per gli anziani, la distribuzione del materiale scolastico, la collaborazione con il Banco Alimentare e la consegna a domicilio delle mascherine. Sappiamo che anche molti RS avrebbero voluto coinvolgersi e alcuni di loro l’hanno fatto autonomamente attraverso altre associazioni.

Ci teniamo a condividere con tutti i capi della zona che la linea presa dal Comitato di Zona nell’organizzazione dei servizi di Protezione Civile, sentito il parere del Consiglio di Zona, ha ragioni legate alla responsabilità sia politica che educativa. La dimensione politica risiede nel fatto che l’emergenza che stiamo vivendo è una pandemia e, in quanto tale, richiede di controllare il più possibile i contagi limitando il numero di persone a cui si dà un pretesto per uscire di casa, seppur nobile come il volontariato. Il servizio più grande, e forse anche più difficile, per il bene comune è proprio quello di stare in casa e contribuire all’isolamento fisico. La responsabilità educativa si esercita da un lato nella consapevolezza che le scolte e i rover, anche se maggiorenni, sono per noi inseriti in un cammino di formazione che chiede la presenza al loro fianco di uno o più capi che li accompagnino nelle esperienze che vivono e quindi il loro coinvolgimento non può sostituirsi, ma tuttalpiù integrarsi, a quello dei capi. Dall’altro, questi servizi di prossimità alle persone, per lo più delle fasce più deboli, carica di una grande responsabilità civile, penale e soprattutto morale, perché il rischio di essere veicolo involontario della malattia è reale e non va sottovalutato. Per questi motivi, e per dare una risposta tempestiva alle richieste di servizio, si è ritenuto che coinvolgere un numero ristretto di capi fosse la scelta migliore e, nel limite del possibile, vorremmo mantenere questa linea anche nelle settimane a venire.

Sono passati cinquanta giorni e ne passeranno ancora molti prima che si possa riprendere la vita ordinaria che, comunque, non sarà uguale a quella che abbiamo lasciato. Il tema della ripresa, di cosa si potrà fare nei prossimi mesi e cosa ne sarà, ad esempio, delle nostre attività estive emerge naturalmente nei nostri pensieri e nei confronti che abbiamo nelle co.ca e nei vari livelli associativi. Tuttavia è difficile fare progetti perché le variabili in gioco sono ancora troppe: non sappiamo quando avverrà effettivamente la ripresa e, tanto meno, quali saranno le condizioni esterne. È difficile senza queste coordinate condurre una riflessione, e ci sembra si possa incorrere in un altro rischio, ovvero che nella preoccupazione di progettare un futuro incerto ci dimentichiamo di curare e vivere con qualità l’oggi. Il paradigma della qualità in sostituzione a quello della quantità ci sembra quello più centrale come direttore delle nostre scelte: il punto è capire quali (poche) cose ci stanno a cuore e sono di valore e come fare a viverle in modo che risultino sale per la nostra vita e la nostra proposta educativa. La nostra associazione a volte corre il rischio di vivere in una rincorsa di eventi e opportunità, oggi abbiamo l’occasione di scegliere l’essenziale e curarlo e custodirlo. Forse la riflessione che si può aprire è in questa direzione, vale per l’oggi e sarà utile anche per orientare le scelte di domani.

Ci sembra importante un’altra attenzione: prima di pensare all’agire, a cosa fare, è forse indispensabile guardare bene quello che sta succedendo nella sua complessità e formulare un giudizio il più possibile condiviso. Nella precarietà del momento non scordiamoci che vedere, giudicare e agire sono un ottimo metodo di discernimento e lavoro. Distinguiamo nell’emergenza il piano delle scelte che è necessario prendere in modo tempestivo da quelle che possono essere prese comunque con metodo. Allora prima di pensare a delle azioni ci sembra utile osservare quello che sta succedendo, magari con l’aiuto di sociologi, psicologi e pedagogisti. Questo ci permetterà come comunità capi di arrivare a un giudizio e avere strumenti per sostenere i ragazzi (oltre che noi stessi) con attenzioni umane e azioni concrete più mirate e orientate. Ci piacerebbe sfruttare le prossime occasioni di incontro per aiutarci in questo. Allo stesso tempo, crediamo possa valere la pena di aprire un confronto con altre associazioni e movimenti con finalità prevalentemente educative affinché si possa ragionare assieme su come la nostra esperienza e peculiarità possa essere messa al servizio dell’intera comunità civile locale, senza che questo vada a denaturare la nostra vocazione.

Un sincero augurio di Buona Strada,

Andrea, Chiara e Don Euterio

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